L’ultimo dei mohicani Il progetto liberaldemocratico e il futuro del Paese senza se e senza ma di Francesco Nucara Il PRI è l’ultimo dei mohicani? Può essere, ma non demorderemo mai rispetto ai nostri obiettivi che sono privi di tattiche e interessi personali. L’obiettivo primario per un repubblicano è la Costituente liberal-democratica: coniugando liberalismo e democrazia. Cosa ardua in un Paese dove esistono, insistono e persistono schemi ideologici che dovrebbero essere stati messi in soffitta da qualche anno. Nella nostra storia, priva da sempre di ideologie, hanno dominato gli ideali che mai devono venire meno rispetto agli interessi generali del Paese. Nelle alleanze formate per raggiungere, o almeno sperare di raggiungere, questo obiettivo si è spesso dovuto ricorrere a compromessi politici ibridi. Questo è valso negli anni del centrismo quando il PRI si alleò con la DC, come è valso negli anni del centro-sinistra, esperimento rivelatosi politicamente disastroso per il futuro del nostro Paese. Non ha avuto migliore fortuna l’esperimento della solidarietà nazionale. Una legge elettorale, definita dallo stesso autore una "porcata", ha ulteriormente aggravato la situazione dell’ibrido politico. Che fare? Per dirla con Giovanni Bovio: "definirsi o sparire". Noi pensiamo di esserci definiti in un forte progetto liberaldemocratico, ma il rischio di sparire comunque è ben concreto. Ciò è dovuto, per quanto riguarda il PRI, al lassismo di molte organizzazioni periferiche, che per anni restano con un’immutabile dirigenza, in alcuni casi per decenni. Bisogna voltare pagina e al più presto! Senza rincorrere con presunzione un giovanilismo d’accatto, ma valorizzando le intelligenze, laddove si evidenziano. Più in generale, gli stessi concetti dovrebbe applicarli la coalizione di governo. Ma questo governo è ormai quasi antitetico alle posizioni repubblicane. Sappiamo bene che con due soli rappresentanti (Nucara - Sbarbati) in Parlamento, la voce repubblicana è molto flebile, ma ci corre in aiuto la storia mazziniana. Se le battaglie sono giuste, si vincono anche quando si perdono: troverai sempre qualcuno pronto a combattere di nuovo per una battaglia giusta. Questo governo, attraverso alcuni suoi rappresentanti più o meno autorevoli, ama definirsi liberale. Non vediamo però cosa ci sia di liberale nella rinuncia al nucleare o nella rinuncia alle privatizzazione della gestione delle acque pubbliche. Ripetiamo per i duri di comprendonio alla Di Pietro, alla Franceschini o alla Vendola, che si tratta di privatizzare la gestione, non le acque, che comunque rimangono pubbliche. Se invece di ridurre, ridicolmente, il numero dei consiglieri comunali, si abolissero le comunità montane, forse avremmo un po’ di sale liberale nella organizzazione statuale. Ma secondo la sciagurata riforma del titolo V, ricordata giustamente come riforma Bassanini, lo Stato nella gerarchia organizzativa viene indicato per ultimo: "Comuni, Città Metropolitane, Province, Regioni, Stato". Forse qualcuno dovrebbe rendersi conte dell’inutilità delle Province. Noi lo facciamo dal 1970. Voce nel deserto? Il cane che abbaia alla luna? Prima o poi ci arriveremo. E’ da liberali pensare di acquistare con le risorse della Cassa Depositi e Prestiti delle quote della Lactalis? E perché? Subito spiegato: chi produce e vende latte sta in Padania e vota Lega. E chi se ne frega della dicotomia politica, economica, sociale e civile Nord-Sud? Non tocchiamo il tasto della politica estera per carità di patria. Su questo argomento ritorneremo prossimamente. I Repubblicani si devono preparare fin da adesso alla campagna elettorale prevista per il 2013, mettendo nel conto anche una possibile fine anticipata della legislatura. L’obiettivo sarà quello di cercare apparentamenti e presentarci con nostre liste, evitando di chiedere ospitalità. Bisogna iniziare "fin da ieri" a dispiegare tutto quello che abbiamo potuto produrre al nostro recente Congresso con le tesi programmatiche.Queste ultime dovranno essere la base del nostro comune progetto liberaldemocratico che, ripeto ancora, è il nostro obiettivo negli anni a venire. Un progetto strategico che, quand’anche avesse bisogno di aggiustamenti tattici, non può e non deve essere archiviato. |